Due anni dopo la presentazione dell’Alfetta segue quello di una versione coupé, con il compito – quanto mai arduo – di andare a sostituire quel modello leggendario, e vendutissimo, che è la coupé di Bertone, disegnata da Giorgetto Giugiaro nel 1963 come versione sportiva della Giulia. L’Alfetta GT 1.8 riprende la meccanica transaxle della berlina ma il passo viene accorciato di 110 mm e l’assetto reso più sportivo. La carrozzeria è disegnata ancora da Giugiaro – ormai “in proprio” con l’Italdesign - secondo canoni molto moderni, che già aveva in parte anticipato con un prototipo realizzato alcuni anni prima su base delle 1750 GTV: due volumi con coda fastback che termina molto alta con un accenno di spoiler. Le linee sono tese e spigolose, il frontale, a quattro fari incassati è basso e aggressivo. In realtà, il contributo del Centro Stile Alfa Romeo di Arese sarà piuttosto marcato in fase di definizione. Anche il posto guida riflette l’intonazione sportiva: la seduta è bassa, la posizione distesa e di fronte al pilota solo un grosso strumento con il contagiri. Il tachimetro e gli strumenti secondari sono al centro della plancia.
L’Alfetta GT vuole essere una vera granturismo più che una sportiva estrema, e grande attenzione viene dedicata alla praticità: l’interno è spazioso per quattro persone, anche i cristalli posteriori sono discendenti e l’ampio bagagliaio è ben accessibile grazie al portellone.
Già nel 1975 l’Alfetta GT viene leggermente modificata nella meccanica e dai 122 CV a 5500 giri/min, si passa a 118 CV a 5300 giri/min. L’anno successivo debuttano una versione di attacco, con motore 1.6 da 109 CV (che uscirà di produzione nel 1980) e allestimento semplificato, e la GTV (GTS sul mercato inglese) con motore due litri.
Le linee di produzione saranno fermate nel 1986, con una produzione di 136.275 esemplari, fra le varie versioni.
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