John Elkann e Michael Manley hanno preso carta e penna e, a quattro mani, hanno pensato che era necessario scrivere due righe agli oltre 200 mila dipendenti. Il nuovo nome del gruppo per cui lavorano è un passo importante, non solo formale, nel processo di fusione. Soprattutto se l’azienda ha sempre considerato le donne e gli uomini che quotidianamente s’impegnano per il fine comune l’asset più prezioso della società. Nella missiva sono riportati i temi cardine della nota divulgata congiuntamente da Fca e Psa con la sottolineatura di come le nuove sfide si ricollegano ai valori delle persone che hanno onorato le storia di tre secoli diversi.
Su tutto svettano le nuove sfide che attendono Stellantis e traspare il grande entusiasmo che anima l’azionista di riferimento, determinato a giocare un ruolo chiave in questa svolta del mondo dell’auto come hanno fatto altri personaggi illustri della sua dinasty. L’automotive sarà uno dei settori più tecnologici e più sfidanti, un comparto che attirerà capitali, forza lavoro e talenti perché coinvolgerà gli argomenti più diversi, tutti estremamente innovativi. Un ruolo che l’auto, troppo legata alla meccanica, aveva perso alla fine del secolo scorso e che il nuovo scenario moltiplicherà con gli interessi.
Stellantis affonda le radici nei due continenti che hanno fatto la storia della mobilità e che hanno l’intenzione di essere ancora protagonisti. Le diversità culturali sono una risorsa che sono state magistralmente sfruttate dall’Fca di Marchionne, che in poco tempo è diventata un esempio da imitare. Un crogiolo al quale presto si unirà anche Psa portando ulteriore linfa vitale. «Siamo fortemente convinti che questa fusione incarni il coraggio e lo spirito visionario che hanno portato alla nascita dell’industria automobilistica oltre un secolo fa. Si tratta dello stesso coraggio dei pionieri che hanno fondato le nostre aziende, innovatori capaci di distinguersi in un settore che hanno fortemente contribuito a sviluppare», hanno scritto i top manager.
E poi: «Per noi è un onore e un privilegio far parte di questo progetto straordinario, grazie al quale ci accingiamo ad unire alcuni tra i più importanti marchi della storia dell’automobile sotto il nome di Stellantis, che avrà indubbiamente un ruolo decisivo nel definire il futuro del nostro settore». Fca e, ancor più la nuova Newco, hanno fatto della presenza vitale in due “region” diverse il valore aggiunto e Stellantis, pur avendo gli azionisti di riferimento originari di questa parte dell’Atlantico, ha una base ben più solida in Nord America. Una realtà che l’attuale ceo di Fiat Chrysler conosce come le sue tasche avendo guidato sul campo negli ultimi dieci la vincente trasformazione.
Una parte d’azienda che opera su un mercato molto sui generis e incredibilmente più remunerativo di altre zone del globo in quanto alimentato dalla prima economia mondiale. Un asset che ha fatto la forza del gigante italo-americano rendendo quasi facile la vita a John Elkann quando ha cercato di trovare un partner. E poi gli investimenti fatti al momento giusto, soprattutto nel network industriale considerato uno dei più moderni ed efficienti. All’orizzonte due sfide immense, oltre alla leadership che già hanno Fca in Sud America e Psa in Africa. La prima è il mercato Orientale, il più grande del mondo, dove le due aziende insieme hanno una presenza quasi marginale.
Un’area dove, specialmente i francesi, hanno una tradizione gloriosa essendo stati (insieme alla Volkswagen) i primi a sbarcare in Cina. L’altra, i veicoli commerciali dove Fca e Psa sono così bravi da essere finiti nel mirino dell’Antitrust europeo, preoccupata che la fusione potrebbe addirittura mettere a rischio le dinamiche della concorrenza. Passati i controlli di Bruxelles, nei furgoni ci sarà da divertirsi, anche perché è un settore rodatissimo dove italiani e francesi lavorano insieme, in armonia, da quasi mezzo secolo. Un comparto dai margini elevati, in profonda trasformazione come quello delle vetture, dove due giganti come Ford e Volkswagen hanno deciso di unire le loro forza nel vecchio continente. Intanto ieri sono stati divulgati i dati delle vendite europee di giugno. Il mercato arranca ancora, -24%, che porta il cumulato a sfiorare il -40%.
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