La fusione fra Fiat Chrysler e Renault, se andrà in porto, sarà frutto dell'iniziativa del gruppo italo-americano che ha studiato l'operazione nei dettagli e l'ha proposta al momento giusto, dopo avere sondato con discrezione il presidente francese Emmanuel Macron. Il riconoscimento di questa "trazione Fca" in una fusione al 50-50 risulterà evidente con la nomina di John Elkann, attuale numero 1 di Fiat Chrysler, a presidente della nuova realtà industriale.
Queste sono le indiscrezioni che si raccolgono in ambienti vicini al gruppo Fiat. L'amministratore delegato dovrebbe essere il francese Jean-Dominique Senard, attuale Ceo di Renault. Exor, la finanziaria della famiglia Agnelli, sarà il primo azionista del nuovo gruppo.
Il supporto dei due governi, quello italiano e quello francese, sarà indispensabile per la riuscita dell'operazione, che non deve avere impatti negativi sul piano sociale: non a caso nel comunicato di stamattina Fiat Chrysler sottolinea che la fusione non comporterà la chiusura di nessuna fabbrica.
Il recente rallentamento delle vendite di auto in Cina, in America e in Europa, i tre principali mercati, ha riportato l'urgenza di costruire alleanze fra i costruttori, soprattutto in uno scenario in cui la normativa più severamente ambientalista dei vari Paesi spinge le case a investire sull'auto elettrica, mentre la concorrenza avanza sull'auto a guida autonoma. L'aggregazione fra Fiat e Renault dovrebbe portare a ridurre i costi in Europa, dove lavorano circa un terzo dei 198 mila dipendenti del gruppo Fiat Chrysler (ma la società realizza la quasi totalità degli utili in Nord America).
Inoltre Fca potrebbe favorire lo sbarco di Renault sul mercato nordamericano, mentre Renault ha una posizione molto forte in Russia, suo secondo mercato. Non a caso Renault era considerata da Marchionne la seconda possibile migliore scelta d'aggregazione dopo General Motors, ma, respinto dalla gruppo americano, lo scomparso leader di Fca trovò un uguale muro anche da parte di Ghosn, che allora stava cercando di trasformare la ventennale alleanza fra Renault e Nissan in una relazione più stretta.
Renault possiede il 43% della Nissan, la quale ha il 15% di Renault (senza diritto di voto). Quando è stato arrestato, Ghosn stava spingendo per una fusione fra le due società, operazione avversata dal management giapponese. Oggi la fusione fra Fiat Chrysler e Renault farà nascere un gruppo da 8,7 milioni di auto vendute, il terzo al mondo dietro a Volswagen e Toyota. Ma se in futuro si profilasse una possibile integrazione anche con gli alleati asiatici di Renault, Nissan e Mitsubishi, nascerebbe il leader mondiale da 17 milioni di auto vendute.
Con un ulteriore nuovo AD lo scenario per Fiat e Lancia potrebbe cambiare ancora. Marchionne voleva una Fiat con Panda e famiglia 500, Manley ha una visione di una Fiat più completa, mentre con Senard si vedrà che intenzioni avrà, ma è bello immaginare che Lancia venga rilanciata e che Fiat possa sfruttare il progetto Clio per fare la nuova Punto, come Renault possa sfruttare Panda per fare la nuova Twingo. Certamente, se la fusione andrà in porto, la condivisione per i modelli generalisti ci sarà, e quindi sarà possibile fare i nuovi modelli tanto attesi.
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