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Utili raddoppiati in cinque anni, forte impulso dalla riduzione delle tasse di Donald Trump con aumento dei profitti, e passaggio di testimone nel 2019. Sergio Marchionne parla in un’intervista con Bloomberg. L’amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles non solo conferma il raggiungimento degli obiettivi 2017 e 2018, in vista della presentazione del piano industriale il 1° giugno (rettifica sul post precedente post in cui il calendario fornito da FCA non è completo) ma si spinge anche oltre, suggerendo che gli utili del gruppo possano raddoppiare entro il 2022 grazie alla spinta di Jeep.
«Non c’è nulla che mi faccia credere che un Suv su cinque non possa essere Jeep», spiega il Ceo, ovvero che il marchio possa contare su una quota di almeno 5 milioni di consegne all’anno. Se questo si concretizzasse», significherebbe che «la redditività della nostra casa automobilistica si moltiplicherebbe rispetto ad ora». In un quadro come quello appena descritto - avverte Marchionne - sarebbe «possibile» anche una duplicazione dei profitti entro il 2022. Un impulso arriva anche dal taglio delle tasse da 1.500 miliardi di dollari varato dall’amministrazione Trump: potrebbe tradursi in utili per 1 miliardo di dollari l’anno. Da segnalare che la quota minima di Fca per il 2017 è fissata a 7 miliardi di euro (circa 8,5 miliardi di dollari) in termini di profitti al lordo di interessi e tassazione. Il gruppo è pronto ad affrontare le nuove sfide dell’industria automobilistica, anche da solo: dopo i tentativi di nozze con General Motors, un’alternativa - spiega Marchionne - non è dietro l’angolo.
«Se nessuno ti vuole, il celibato potrebbe essere l’unica opzione», afferma l’amministratore delegato, ritenendo comunque ora Fca in una posizione più forte da poter guardare al futuro anche per conto proprio. Una posizione raggiunta sotto la sua guida iniziata quasi 14 anni fa e che lo rende uno dei leader industriali, nel settore automotive, più longevo che la storia ricordi. Con lui al timone, spiega Bloomberg, «il valore di Fiat è salito a 29,5 miliardi di euro dopo il rimbalzo del 28% nelle prime due settimane del 2018». Ma per il Ceo, l’avventura nelle quattro ruote potrebbe giungere presto al capolinea, già l’anno prossimo. Marchionne infatti sembra voler mettere in chiaro che è fuori discussione una proroga della sua delega oltre il 2019: «Sono stanco, ho voglia di fare dell’altro».
Per il passaggio di testimone, la scelta sarà interna all’azienda, come fa capire il Ceo senza però dare indicazioni ad personam (quindi alla fine la scelta sarà tra il CFO di FCA - Chief Financial Officer - Richard Palmer, il capo Jeep, Mike Manley e Alfredo Altavilla - Chief Operating Officer Europe, Africa e Middle East - nominati da Automotive News). Sino ad allora il manager italo-canadese resta impegnato a tempo pieno nella società, per la quale continua a perseguire una strategia di crescita. E poi resta da completare la transizione di Ferrari: «Devo finire quello che ho iniziato». E su un possibile ruolo in Exor, afferma: «Se la mia presenza è richiesta resterò». Fca si presenta al Salone di Detroit nel ruolo di protagonista e in un clima di generale ottimismo da parte delle case automobilistiche: il 2017 si è chiuso negli Stati Uniti con 17 milioni di auto vendute per il terzo anno di fila, nel miglior triennio mai sperimentato dal comparto. Ci sono tuttavia alcune incognite all’orizzonte. La prima è l’incertezza sul futuro delle immatricolazioni: le vendite al dettaglio sono in rallentamento, i giovani non sembrano interessati a possedere un’auto e i tassi di interesse sono in aumento, coi tre rialzi previsti per la Federal Reserve nel 2018. E poi ci sono i massicci investimenti richiesti per tenersi al passo con la progressiva penetrazione di Silicon Valley nel settore automotive.
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