Negli anni la ricerca Fiat ha provato soluzioni tecniche non convenzionali. Come il motore a turbina. Era il 1954 e le vettura, provata sulla pista dell'aeroporto di Caselle, sembrava uscita da un film di fantascienza
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È la primavera del 1954. Da pochi mesi l'armistizio ha fermato la guerra in Corea, dove gli F-86 Sabre americani hanno affrontato in duelli combattuti a più di mille chilometri l'ora i temibili MiG 15 con la stella rossa. È la nuova era dei jet. E mentre si collaudano nuovi caccia capaci di volare a due volte la velocità del suono, anche per il trasporto dei passeggeri il motore a reazione sta per prendere il posto di quello a pistoni. Così, anche nell'industria dell'automobile, c'è chi prova a impiegare il motore a turbina. Fra questi, Fiat, che vanta una notevole esperienza nel campo aeronautico.
Il prototipo della Casa torinese - una vettura sportiva a due posti dalla linea avveniristica - è spinto da un propulsore a compressore centrifugo della potenza di 300 cavalli a 22 mila giri al minuto. La turbina è collegata alle ruote posteriori con una trasmissione a convertitore idraulico. La vettura viene collaudata dapprima sulla pista del Lingotto, quindi sul nuovo aeroporto di Caselle, dove raggiunge i 250 chilometri orari.
Come sappiamo, l'auto a turbina resterà un sogno. I notevoli vantaggi che questa tecnologia permette in campo aeronautico, come le prestazioni e la leggerezza, si accompagnano infatti a un costo troppo elevato. Per le vetture, inoltre, a differenza degli aerei, questo tipo di propulsione è scarsamente efficiente dal punto di vista energetico. In breve tempo l'idea di applicare il motore a turbina all'automobile viene abbandonata in tutto il mondo. Il prototipo della Fiat a turbina finisce al Museo dell'Automobile di Torino, dove è esposto come esempio di ricerca tecnologica.
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