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Abbiamo provato la Lancia Ypsilon con il quattro cilindri 1.2 a benzina 69 CV in allestimento Platinum. Non è un motore esuberante, ma ha dalla sua una grande rotondità di funzionamento, è silenzioso e dimostra un tiro generoso già ai regimi inferiori, facilitando la guida in città.
Non troppo pesante e dotata di rapporti di trasmissione piuttosto “distesi”, la Ypsilon 1.2 si fa apprezzare anche per i consumi, bassi in tutte le condizioni d’impiego.
L’abitacolo è raffinato, con rivestimenti morbidi per plancia e pannelli delle porte, e la consolle rifinita in plastica nera lucida; alcuni dettagli appaiono, però, poco solidi. In rapporto alle dimensioni esterne lo spazio è parecchio: in quattro adulti si viaggia comodi. Discreto il bagagliaio: ha la soglia alta, ma la forma interna regolare lo rende più pratico di quel che la sua capacità lascerebbe immaginare.
La plancia e i pannelli delle porte sono rivestiti in materiale morbido al tatto di colore scuro, ma a richiesta e senza sovrapprezzo lo si può avere anche marrone. Non meno d’effetto la consolle in plastica nera e lucida e, di notte, i sottili fasci di luce color ghiaccio che filtrano ai lati della sovrastante strumentazione a pannello. Quest’ultima si affida alla classica coppia di ben leggibili strumenti analogici e a uno schermo digitale che, invece, patisce un po’ la luce diretta nonostante la presenza di una palpebra protettiva.
La Ypsilon è un’auto piccola, ma lo spazio interno è ben sfruttato. Ovviamente chi sta davanti è più “coccolato”: le poltrone sono comode e, grazie alla forma avvolgente, in grado di offrire un buon sostegno nelle curve. Il divano posteriore è comodo solo per due persone; e chi supera i 180 cm d’altezza, comunque, trova la seduta un po’ corta e sfiora il soffitto con la testa. Non facile svuotare le tasche: oltre al pozzetto alla base della leva del cambio c’è solo il cassetto di fronte al passeggero.
In termini di volume di carico la Ypsilon offre meno delle rivali più lunghe, ma il vano – peraltro dotato d’illuminazione e ben rifinito – ha una forma regolare e si sfrutta con facilità: i passaruota ingombrano poco e la buona distanza fra pavimento e tendalino permette di stivare l’occorrente per una breve vacanza in quattro. L’accessibilità, però, non è il massimo, perché pur in presenza di una bocca ampia e regolare si devono fare i conti con la soglia alta e col gradino che la separa dal pavimento; inoltre, reclinando gli schienali si forma un ulteriore dislivello che impedisce di far scorrere facilmente le valigie.
Nel traffico la Ypsilon si muove bene: ha un motore pronto e fluido e comandi dolci da azionare. Pur in grado di offrire un adeguato livello di comfort anche sui fondi “tormentati”, le sospensioni non sono troppo cedevoli e così fra le curve si può viaggiare spediti: il rollio è contenuto, la tenuta di strada sicura e l’Esp interviene soltanto quando si esagera. Al crescere dell’andatura la precisione dello sterzo si mantiene soddisfacente e la rumorosità del motore non diventa mai fastidiosa: così la Ypsilon è a suo agio anche in autostrada.
La frizione richiede – come anche lo sterzo – uno sforzo per l’azionamento davvero contenuto, e altrettanto dolci sono gli innesti del cambio; inoltre, l’auto è maneggevole: nel traffico non ci si stressa. Buona pure la visibilità, almeno davanti e di lato; dietro, invece fanno comodo i sensori. Del motore si apprezza la disponibilità ai bassi regimi e la fluidità d’erogazione.
Il servosterzo elettrico è ben tarato: la precisione non manca e le reazioni sono sincere. Dunque fra le curve si viaggia spediti, tanto più che le sospensioni – senza far mancare il comfort – tengono a bada il rollio, e le reazioni sono sempre prevedibili. Il meglio lo si ottiene nella guida tranquilla, anche perché dal 1.2 non si può pretendere grinta: quando serve lo “scatto” per un sorpasso bisogna scalare marcia, e con il climatizzatore in funzione le prestazioni calano. Basso il consumo:19 km/l.
Le prestazioni non sono esuberanti, ma il 1.2 non ha il fiato corto e si difende anche in autostrada: a 130Km/h non fa troppo baccano. Il comfort si mantiene su buoni livelli, pure se le giunzioni dei viadotti qualche sobbalzo possono procurarlo; l’assetto e la precisione dell’appoggio, però, non ne risentono, anche perché l’Esp è sempre vigile e pronto a recuperare eventuali perdite di stabilità. Rimane migliorabile la frenata: l’impianto è poco potente e decisamente sensibile alla fatica.
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