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Olivier François, responsabile del marchio Fiat nel mondo e capo del marketing per tutto il gruppo FCA, dichiara ad Al Volante che gli ordini della Fiat 124 Spider sono partiti bene: "solo in Italia abbiamo già ricevuto circa 650 ordini. Sono molti, per un’auto che il grande pubblico non ha ancora visto dal vivo e che ha tra i suoi punti di forza il piacere di guida. Infatti, non ci aspettiamo di venderla solo grazie al “colpo di fulmine”: è una vettura che merita di essere provata. Quest’auto non è solo un tributo alla prima Fiat 124 Spider, che proprio nel 2016 compie cinquant’anni, ma a tutto il nostro marchio".
"Fiat è un marchio con una doppia anima: abbiamo modelli che puntano sull’emozione, come la gamma 500, e quelli più razionali, che non per questo, comunque, sono noiosi. La Panda è stata una delle massime espressioni di questo concetto di funzionalità e concretezza. Quando pensiamo alla “missione” del nostro marchio non possiamo non riconoscere queste due anime. Soluzioni pratiche sono scritte nel Dna di modelli come la Tipo, che abbiamo progettato pensando alle esigenze reali di chi usa l’auto. In primis in termini di spazio. Non a caso si scelto il nome del modello che negli anni 90 faceva dell’abitabilità e della capacità di carico alcuni tra i suoi punti di forza. E attenzione, non si tratta di un’auto low-cost, ma di una vettura che offre ciò che serve al giusto prezzo. Un altro esempio è stato la Freemont, che, infatti, si è rivelata un successo: non era un modello nato all’interno del marchio Fiat, ma offriva l’ingegnosità e la praticità che ci si aspetta da una Fiat. Ogni marchio ha una “mission”, o almeno dovrebbe averla. La Fiat ne ha due, entrambe molto chiare. E non possiamo rinunciare a nessuna delle due. È affascinante per chi si occupa della valorizzazione del brand. E questo lo dico in veste di responsabile del marketing."
Alla domanda, Il concetto di eredità del marchio non è applicabile anche alla Lancia? François risponde: sì, se parliamo della Ypsilon. Un’auto che, come recita lo slogan “piace alla gente che piace”, per quanto è compatta, pratica e ben rifinita. È una vettura che soddisfa le esigenze di chi vuole un’auto chic da città. Altri esempi sono più difficili da riproporre oggi con buoni risultati di vendita. Non ha senso fare vetture che riportano ai fasti del passato, ma che poi non trovano un ampio pubblico. Emozionerebbe anche noi reinterpretare una Lancia Montecarlo o una Delta Integrale, ma occorre che un modello sia in grado di ripagare gli investimenti.
Sergio Marchionne, in occasione di una recente intervista, interrogato ancora una volta sul modello di business realizzato dalla casa automobilistica americana Tesla, ha affermato che a suo dire le auto elettriche non rappresentano necessariamente la risposta, o l’unica risposta, per il futuro.
Il manager italo-canadese è fermamente convinto che la risposta per il futuro del mondo delle automobili sia ancora lì fuori da individuare. “L’industria dell’auto oggi è ad un bivio e nessuno di noi, nessuno del nostro settore, ha ben presente quale sia la strada giusta da intraprendere. Basti pensare, ad esempio, alla creazione di un ambiente driverless, cioè privo di guidatori con le auto che si spostano da sole, che è un’opzione futura quasi obbligatoria. Ed è una scommessa in quanto non sappiamo se tutto ciò avrà un ciclo di vita breve e tenderà all’obsolescenza o diverrà una funzione tecnologicamente rilevante.“
Un massiccio passaggio verso l’elettrificazione dei motori automobilistici, secondo Sergio Marchionne, può benissimo essere la prossima grande tendenza del settore, ma restano moltissimi dubbi in merito alla sostenibilità di questa tecnologia a lungo termine, anche dal punto di vista della redditività.
Sul modello Tesla, Sergio Marchionne, afferma: “se mi fermo a guardare attentamente Tesla, non so come quel modello economico riesca a funzionare. Da un punto di vista tecnico e tecnologico non c’è niente di quanto fatto da Tesla che noi non possiamo fare. Ma allo stato attuale non sono nemmeno sicuro si riesca a recuperare tutti i costi sostenuti – figuriamoci riuscire anche a generare un profitto – attraverso l’elettrificazione. La risposta al futuro dell’auto è probabilmente altrove, e la domanda da fare è se stiamo facendo abbastanza per cercare di capire cosa sia questo altrove.”
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