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Storia del dominio Lancia nei Rally


Al Motor Show di Bologna 2014, viene celebrata la storia del Rally con due manifestazioni dedicate ai piloti e alle vetture del passato. In Italia quando si parla di Rally si pensa immediatamente alla Lancia. La storia della Lancia è fin dai suoi albori strettamente legata alle competizioni sportive. Il suo fondatore era uno dei migliori piloti dell’epoca, ma dopo alcune gare, spesso vittoriose, nel biennio 1908-1909, Vincenzo Lancia abbandona le competizioni e vieta espressamente la partecipazione ufficiale delle sue vetture alle manifestazioni sportive. La decisione può apparire paradossale, ma nasce dall'intento di concentrare tutte le risorse dell'azienda nella progettazione e nella costruzione delle auto stradali. Impossibile, però, impedire ai privati di correre. Così a cavallo degli anni trenta, quando i clienti scoprono il temperamento sportivo della Lambda, molti si iscrivono alle gare. E arrivano le prime vittorie. Lo stesso accade con l'Aprilia, che a cavallo della seconda guerra mondiale forma un'intera generazione di piloti. Per vedere una partecipazione diretta della Casa torinese alle corse, bisogna attendere il 1951. Il giovane Gianni Lancia è appassionato di automobilismo sportivo. Quattro Aurelia B21, private, ma con l'assistenza della Lancia, prendono parte al Giro di Sicilia e si aggiudicano i primi quattro posti di classe ai danni delle Alfa Romeo 1900, le sportive per eccellenza. Alla Mille Miglia vengono iscritte quattro Aurelia B20 coupé, praticamente di serie. Bracco arriva secondo, dietro alla Ferrari di Villoresi, che ha una cilindrata doppia. Ancora Bracco, insieme con Lurani, conquistano la vittoria di classe alla 24 ore di Le Mans. L'entusiasmo è alle stelle. Nel '52 Bonetto vince la Targa Florio. Viene ufficialmente costituita la Scuderia Lancia, che ha per emblema l'elefantino al galoppo. Ormai l'obiettivo non è più battere l'Alfa nella categoria turismo. Nasce la D20 Sport e si punta più in alto: l'avversario adesso è la Ferrari. Il palmares degli anni '53 e '54 è colmo di successi: la Targa Florio, la Carrera Panamericana con le nuove D24 ai primi tre posti, la Mille Miglia vinta da Alberto Ascari. Con l'Aurelia B20 2500 GT Louis Chiron vince il Rally di Montecarlo. Gli allori sportivi fanno dimenticare le difficoltà economiche dell'azienda. L'ambizione di Gianni Lancia punta direttamente alla Formula 1. La vettura da Gran Prix, chiamata D50, è innovativa, il motore è un otto cilindri a V con il cambio posteriore trasversale. I caratteristici serbatoi laterali migliorano l'aerodinamica e permettono di mantenere costante la distribuzione dei pesi. Il pilota di punta della squadra è Alberto Ascari. A Montecarlo è in testa quando esce di strada e finisce in mare. Un tuffo pauroso, dal quale esce miracolosamente illeso. Quattro giorni dopo è a Monza, dove Castellotti prova la Ferrari Sport. Ascari chiede all'amico di fare qualche giro, e al terzo passaggio ci fu l'incidente mortale. E' il 26 maggio 1954, e la scomparsa di Ascari e il contemporaneo collasso finanziario legato alle spese eccessive per le competizioni porta ad una decisione drastica: basta con le corse. Il 26 luglio tutte le macchine, i motori, i pezzi di ricambio partono per Maranello, donati dalla Lancia alla Ferrari. Non saranno sprecati. Modificata e potenziata, la D50 consentirà a Juan Manuel Fangio di vincere nel 1956 il quarto dei suoi cinque titoli mondiali. Dopo l'esperienza della Formula 1 e la vendita dell'azienda a Pesenti, sono di nuovo i privati a correre e a vincere. Uscita di scena l'Aurelia B20, è la volta della piccola Appia, che, nella versione Gt Zagato, è imbattibile nella classe fino a 1150 cc. Nel 1959 appare anche la Flaminia Sport Zagato, che ripete nella classe 2500 cc i successi della Appia. Alle vittorie nelle gare di velocità, si aggiungono quelle nei rally. Piero Frescobaldi è primo nel Rally dei Fiori 1962 al volante di una Flavia. I responsabili della Lancia iniziano a guardare con attenzione questo tipo di competizioni, non vogliono tornare a un impegno oneroso come la Formula 1, ma mettere in luce le doti di brillantezza e di tenuta di strada delle auto di normale produzione. Rinasce così la Squadra Corse, con il vecchio emblema dell'elefantino e la sigla HF, cioè High Fidelity. Prima con la Flavia Coupé, poi con le Fulvia 2C, Coupé e Coupé HF, le vittorie si susseguono: Tour de Corse, Rally di Sanremo, Rac. Nel 1972, la Fulvia Coupé 1600 HF è ormai alla fine della carriera, ma permette a Sandro Munari importanti successi come il Rally di Montecarlo e porta alla Lancia il Campionato mondiale Rally. Con la Stratos, Lancia ha l'"asso pigliatutto" che permette la vittoria consecutiva di tre mondiali nel 1974, '75 e '76. Concepita appositamente per i rally e costruita soltanto nei 400 esemplari richiesti per l'omologazione, la Stratos è una berlinetta a motore centrale, disegnata da Bertone ed equipaggiata con il 6 cilindri a V della Dino Ferrari. Nel 1979 la Lancia torna sulle piste con la Beta Montecarlo Turbo. Per due anni, il 1980 e il 1981, conquista il Campionato mondiale Marche. L'anno successivo, è nuovamente vittoria nel Campionato mondiale Rally con la 037. Dopo l’esperienza con le ultrapotenti vetture del Gruppo B e la decisione di bandire dai rally le auto con più di 300 Cv., la Lancia accantona lo sviluppo della Delta S4 e punta le sue carte sulla Delta HF 4WD a trazione integrale. E' il 1987, per sei anni, la Delta HF 4WD e le successive Delta HF Integrale e Integrale 16V, dominano la scena dei rally. Il bilancio è sei titoli mondiali Marche consecutivi, cinque mondiali piloti, 46 vittorie assolute su 66 partecipazioni a gare mondiali, più altre innumerevoli affermazioni in gare nazionali. Speriamo che Lancia possa tornare ad avere una gamma completa, di modelli che siano delle vere Lancia, e che ci siano degne eredi di modelli gloriosi che possano far tornare la Lancia a parlare dei suoi successi e dei suoi modelli gloriosi. Non è chiaro quali siano i progetti ecc, quindi aspettiamo fiduciosi di vedere quale sarà il destino della Lancia, e vi lasciamo con le uniche dichiarazioni ufficiali che si conoscono al momento: Antonella Bruno e Alfredo Altavilla 

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