Senza voler fare paragoni scomodi e fuori luogo, Sergio Marchionne è arrivato alla Presidenza della Ferrari con l'intenzione di ribaltare una situazione piuttosto disastrosa alla Gestione Sportiva. E lo sta facendo con un approccio che ricorda molto il Drake: duro e schietto al punto giusto, pesando le parole e guardando dritto all'obiettivo, senza alcuna distrazione o pressione esterna.
Il nuovo Presidente non si nasconde dietro a un dito e non usa mezzi termini. Così, il suo rilancio della squadra di Formula 1 passa anche per le parole pesanti: "Dobbiamo prendere a calci qualche sedere e farlo molto velocemente. Ci vorrà quel che vi vuole. Potremo sbagliare, ma non abbiamo nulla da perdere, no? Direi che è giunto il momento di rischiare qualcosa. Continuo a ricordare che le corse non sono una scienza, ma un certo numero di fattori possono influenzare le prestazioni. Il mio obiettivo è riportare la Ferrari ad essere vincente in Formula 1. I periodi neri possono accadere, ma non possono diventare un elemento strutturale del marchio".
L'arrivo del manager italiano-canadese sembra dare già i primi frutti. La prima battaglia dell'era Marchionne è quella che vede la Ferrari scendere in trincea per lo "scongelamento" dello sviluppo delle power unit a stagione in corso. Una vera e propria guerra politica che trova in Renault un alleato ideale contro i tedeschi della Mercedes, veri dominatori nella nuova era dell'ibrido. Ma se guardiamo anche alla storia di Fiat negli
ultimi dieci anni, ci accorgiamo come il profilo dell'azienda sia totalmente cambiato: partendo dal nome, passando per il marchio e arrivando fino alla sede. Marchionne, acquistando la Chrysler, ha coronato il suo progetto rendendo concreto quel passaggio definitivo di Fiat che passa dall'essere un'industria italiana ad una multinazionale globale. Ora, la nuova sfida è riportare la Ferrari a vincere in Formula 1, con una deadline ben precisa: il 2018. “Poi sarà il momento di lasciare lo spazio ai giovani”. Ipse dixit.
Fonte quattroruote.it
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