Questa è davvero la volta buona, la notizia che tanti appassionati aspettavano da tre anni: Fiat e la Sovrintendenza dei Beni Culturali hanno raggiunto un accordo per la riapertura del Museo Alfa Romeo di Arese. Da settimane si era riavviato il tavolo di trattative interrotto a marzo, quando il Tar aveva rigettato l’istanza di annullamento del vincolo sul Museo presentata dalla Casa, rimandando tutte le decisioni all’udienza per la discussione del merito del provvedimento, fissata per il 24 ottobre prossimo. Da quel momento si era interrotto il dialogo tra Torino e il ministero, incoraggiato anche dalla Regione Lombardia, che più volte si era espressa in favore della riapertura della collezione.
La ripresa del dialogo - Qualche settimana fa i colloqui sono ripresi e sono stati proficui. Nulla è trapelato dagli uffici di Palazzo Litta, a Milano, sede dei Beni Culturali lombardi, tranne un dato: il vincolo non verrà in alcun modo toccato. Tutte le oltre 250 vetture della collezione, dunque, resteranno parte della raccolta, anche i famosi otto doppioni che Fiat chiedeva di poter vendere per ricavare parte dei fondi da destinare alla ristrutturazione. Il gruppo di Torino è pronto a far partire a ottobre i lavori per realizzare il progetto, già approvato dalla Sovrintendenza, che avevamo anticipato sul numero di Quattroruote di gennaio. La lotta è contro il tempo: il nuovo Museo non sarà pronto per la fatidica data del 1° maggio, giorno di apertura dell’Expo, ma lo sarà per l’estate 2015, comunque in tempo per intercettare buona parte dei visitatori. Il masterplan dell’area ricorda quello ideato nel 2007, sebbene ridotto e semplificato: ristrutturazione e messa a norma delle sale del Museo, creazione di uno showroom per l’esposizione e la consegna delle vetture nuove, di un tracciato di prova, di un’area di ristoro e di uno shop per il merchandising. Un layout molto simile a quelli dei principali musei dell’automobile europei.
Qualcosa è cambiato - Che cosa sia cambiato è presto per dirlo. Forse a Torino, ma soprattutto a Detroit, ci si è resi conto che un’occasione come quella dell’Expo, che si apre tra nove mesi a pochi chilometri da Arese, non si poteva far sfuggire e che la necessità di vendere otto vetture, seppur di grandissimo valore, non era sostenibile per un marchio sul quale si concentrano grandi aspettative, come illustrato dal piano di rilancio dell’Alfa Romeo annunciato da Marchionne a maggio.
La ripresa del dialogo - Qualche settimana fa i colloqui sono ripresi e sono stati proficui. Nulla è trapelato dagli uffici di Palazzo Litta, a Milano, sede dei Beni Culturali lombardi, tranne un dato: il vincolo non verrà in alcun modo toccato. Tutte le oltre 250 vetture della collezione, dunque, resteranno parte della raccolta, anche i famosi otto doppioni che Fiat chiedeva di poter vendere per ricavare parte dei fondi da destinare alla ristrutturazione. Il gruppo di Torino è pronto a far partire a ottobre i lavori per realizzare il progetto, già approvato dalla Sovrintendenza, che avevamo anticipato sul numero di Quattroruote di gennaio. La lotta è contro il tempo: il nuovo Museo non sarà pronto per la fatidica data del 1° maggio, giorno di apertura dell’Expo, ma lo sarà per l’estate 2015, comunque in tempo per intercettare buona parte dei visitatori. Il masterplan dell’area ricorda quello ideato nel 2007, sebbene ridotto e semplificato: ristrutturazione e messa a norma delle sale del Museo, creazione di uno showroom per l’esposizione e la consegna delle vetture nuove, di un tracciato di prova, di un’area di ristoro e di uno shop per il merchandising. Un layout molto simile a quelli dei principali musei dell’automobile europei.
Qualcosa è cambiato - Che cosa sia cambiato è presto per dirlo. Forse a Torino, ma soprattutto a Detroit, ci si è resi conto che un’occasione come quella dell’Expo, che si apre tra nove mesi a pochi chilometri da Arese, non si poteva far sfuggire e che la necessità di vendere otto vetture, seppur di grandissimo valore, non era sostenibile per un marchio sul quale si concentrano grandi aspettative, come illustrato dal piano di rilancio dell’Alfa Romeo annunciato da Marchionne a maggio.
Fonte quattroruote.it
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