Fiat pagherà agli azionisti che hanno esercitato il diritto di recesso, in quanto contrari alla fusione con Chrysler, 463,6 milioni, sotto la soglia di mezzo miliardo che, se superata, avrebbe allungato i tempi dell'operazione. Complessivamente ammontano a circa 60 milioni le azioni restituite con un valore di liquidazione di 7,727 euro. A questo punto rimangono 30 giorni di tempo, da oggi fino al 6 ottobre, per offrirle in opzione agli altri soci. Formalmente c'è ancora un piccolo passo da fare per completare la procedura verso la fusione: è fissato per il 4 ottobre, infatti, il termine per le eventuali richieste dei creditori (il tetto di 500 milioni comprende anche queste, ma il Lingotto ha già detto che «non sussiste alcun rischio»). Ma sarà anche interessante vedere come si comporterà la holding di casa Agnelli, Exor, che detiene una quota in Fiat del 30%, e a cui teoricamente potrebbe toccare un impegno pari a circa 150 milioni. Trattandosi, però, di azioni attualmente circolanti e non di un aumento di capitale, anche se la finanziaria del gruppo Agnelli dovesse rinunciare al diritto di prelazione, la sua quota insieme ai diritti di voto non saranno in alcun modo modificati. Se invece Exor deciderà di investire, per il mercato sarà un segnale importante di fiducia nella nuova realtà automobilistica italoamericana. In ogni caso, qualsiasi decisione verrà presa a Torino non sarà ininfluente. La fusione è dunque sempre più vicina: entro metà ottobre nascerà Fiat Chrysler Automobiles, la sede legale verrà trasferita in Olanda, quella fiscale a Londra (nel palazzo della City che ospita l'Economist) e la nuova società sarà quotata a New York, a partire dal 13 ottobre. E ieri Piazza Affari ha risposto bene, seppur in una giornata in generale con il vento in poppa (+2,82%) per le notizie arrivate dalla Bce, facendo avanzare il titolo del Lingotto dell'1,3%. Il gruppo guidato da Marchionne ha anche incrementato il prestito obbligazionario da 850 milioni, con cedola fissa al 4,75% e scadenza luglio 2022, emesso il 15 luglio dalla controllata Fiat Finance and Trade. Fin qui la cronaca di ieri. Sono intanto riprese le voci di un possibile addio da parte di Luca di Montezemolo, ex numero uno e consigliere del board Fiat, dalla presidenza di Ferrari. A riportarle, ieri, è stato anche il Corriere della Sera di cui Fiat è primo azionista. Particolare che non è passato inosservato. E anche se da Maranello si continua a gettare acqua sul fuoco, ecco spuntare un possibile «piano B» che entrerebbe in vigore nel caso Montezemolo, sempre in predicato di approdare alla presidenza di Alitalia e alle prese con i guai della società di treni veloci Ntv, di cui è co-fondatore, dovesse effettivamente lasciare. Caduta, come sembra, l'ipotesi di una presidenza di John Elkann anche in Ferrari, nonché quelle del fratello Lapo e del cugino Andrea Agnelli, super impegnato nella Juventus, il possibile successore pro tempore di Montezemolo potrebbe essere Amedeo Felisa, 68 anni, attuale ad del Cavallino che unirebbe, quindi, i due incarichi. L'ipotesi circola e troverebbe il gradimento di Torino, vista l'esperienza dell'ingegnere e la sua conoscenza dell'intero mondo Ferrari, una realtà non facile da governare.
Fonte ilgiornale.it 5 settembre
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