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CarPlay: FCA sceglie (anche) l'entertainment firmato Apple


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A Cupertino fanno 29. Ecco quanti sono ora i marchi automobilistici che a partire dal 2015 lavoreranno sull'integrazione del sistema di infotaiment CarPlay, e quindi dell'iPhone, nei rispettivi cruscotti. All'elenco delle 20 aziende già partner di Apple, impegnatesi ad offrire ai clienti la possibilità di scegliere come opzione anche la soluzione della società della Mela, se ne sono aggiunte oggi nove e, in compagnia di Audi e Mazda, ci sono anche i marchi del gruppo Fiat, vale a dire Chrysler, Dodge, Abarth, Ram, Jeep e Alfa Romeo. Ferrari, la punta di diamante della casa italo-americana, aveva da subito sposato l'ingresso in campo di Apple nelle quattro ruote al pari di Hyundai, Mercedes, Volvo e Honda, mentre fra le case che hanno abbracciato il progetto di recente spiccano i nomi di Bmw, Nissan, Ford, Citroen e Kia Motors. Va detto a chiare lettere che la scelta di Fiat-Chrysler non è esclusiva, visto che il gruppo italo-americano ha aderito anche alla Open Automotive Alliance di Google per lo sviluppo di Android Auto. Per conoscere l'identità dei singoli modelli che sfrutteranno CarPlay, che verrà reso disponibile entro la fine dell'anno come aggiornamento del sistema operativo iOs 7, bisognerà aspettare ancora un pò e solo Audi ha confermato che le prime sue vetture con la tecnologia "in car" di Apple usciranno nel 2015. Da sottolineare che la casa dei quattro anelli è tra i membri fondatori della Open Automotive Alliance che mira a portare Android nel cruscotto. Le finalità del sistema nato in pancia al colosso californiano le ricordiamo subito: mettere a disposizione di chi ha in tasca un iPhone una "console", controllabile dal display della plancia o semplicemente attivando direttamente dal volante l'assistente vocale Siri, per effettuare chiamate, utilizzare le mappe di navigazione, ascoltare musica e accedere ai messaggi. Con solo una parola o un tocco oppure con manopole e sistemi di input scelti dai costruttori. Chi sta (anche) con Google Toyota, Bmw (che ha scelto di sviluppare un sistema proprio) e Daimler: sono solo questi, fra i grandi costruttori, i marchi che ad oggi non hanno stretto un accordo di collaborazione con il colosso di Mountain View per adottare la piattaforma Android. La Open Automotive Alliance, l'organismo nato per l'appunto con il fine di portare il sistema operativo mobile di Google all'interno degli abitacoli, si è via via allargata e accanto ai soci fondatori General Motors, Audi (come accenato sopra), Honda, Hyundai e Nvidia ha trovato l'adesione di Bentley, Fiat, Chrysler, Infiniti, Maserati, Mazda, Mitsubishi, Nissan, Renault, Seat, Škoda, Subaru, Suzuki, Volkswagen, Kia e Volvo. Marchi che a loro volta sono raggruppati in grandi gruppi che marca per marca possono differenziare i sistemi di bordo a secondo del Dna del brand. Come noto Google ha annunciato una soluzione ad hoc per gli sviluppatori, Android Auto, e l'intento è naturalmente quello di facilitare ulteriormente il cosiddetto "porting" dei servizi e delle app mobili della galassia di "Big G" e che risiedono su smartphone e tablet dentro le auto. Mettendo nelle mani dei conducenti, come nel caso di CarPlay, strumenti di controllo di tutto il sistema di infotainment basati sui comandi vocali. L'idea in comune sia di Google sia di Apple è mettere al centro del sistema di bordo lo smartphone che opererà cosi da cervello pensante di tutto l'infotainment di bordo. E qui emerge la prima criticità: adottando questa soluzione, gli utenti saranno vincolati ai device basati sul software di Google o di Apple e cosi gli tocca fare una precisa scelta di campo e se si considera che l'auto dura molto di più di un telefonino, e che l'utente dovrebbe rimanere vincolato a uno dei due "schieramenti" per anni e supportare magari elevati costi di aggiornamento, si può intuire come la strada per integrare gli smartphone a bordo deve passare da sistemi interoperabili, liberi, aperti e multi piattaforma. Ed è questo che alla fine vogliono fare i costruttori: dare più possibilità di scelta e tenersi i clienti, non regalarli ad Apple o a Google.

Fonte motori24.ilsole24ore.com

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