«Vede questo cofano? Fa parte del concept dell’Alfa Romeo Canguro, del 1964, costruito sul telaio della TZ2, da Bertone, ma disegnato da Giorgetto Giugiaro che, a quei tempi lavorava dal carrozziere di Grugliasco - spiega Lorenzo Ramaciotti, il capo del Centro Stile di Fiat Chrysler Automobiles -. Ho trovato qui l’ispirazione per lo stile delle future Alfa. Questo stiamo realizzando per il nostro marchio, forme levigate e raffinatezza tout- court».
Come si costruisce lo stile di un brand globale? «Tutti i nostri marchi sono globali, nessuno escluso, è il prodotto che si sostiene da solo, con dei caratteri riconosciuti ovunque. Non penso ad una Jeep per la Cina, per l’America o per l’Europa, interpreto le indicazioni che ricevo da tutti i settori dell’azienda, ma progetto una Jeep o una Maserati, entrambe vetture esclusive, una con radici e valori americani, l’altra fortemente italiani. Nel caso dell’Alfa, Sergio Marchionne ci ha ridato il sogno, il nostro compito è dare sembianze a questo sogno, il designer è un mediatore di parole».
Con chi lavora? «Siamo una squadra, costituita da giovani pieni di entusiasmo e con un forte spirito di appartenenza. Sa chi ha disegnato la Maserati Alfieri vista a Ginevra? Un giovane di 25 anni, di cui per ora non facciamo il nome, un vero talento. Io ci metto l’esperienza, altri lavorano a diretto contatto dei miei collaboratori Roberto Giolito e Marco Tencone».
Le nuove Alfa a chi sono destinate? «Si posizioneranno nella fascia alta del mercato con una serie di modelli che sfrutteranno le sinergie di tutto il gruppo. Ferrari è stato il primo ed unico brand mondiale, interpreta lo sport puro, Maserati, più europea, è il simbolo del gran turismo, le Alfa saranno vetture per un turismo sprint, veloce».
Concorrenti della 4C? «No, assolutamente. La 4C, sia nella versione coupé che spider, è la declinazione di uno solo linguaggio, è testimone dello spirito dell’Alfa Romeo, è il segnalibro su cui costruiremo il futuro del marchio. Il piano industriale che Marchionne ha illustrato il 6 maggio indica le caselle destinate ad ogni modello, nei vari segmenti».
Era stato chiamato a ridisegnare l’Alfa sei anni fa. «Marchionne mi aveva chiesto di occuparmi della ristrutturazione del Centro Stile, pensavo di rimanere due anni, al massimo tre. Sono rimasto qui per rilanciare il sogno. Ora siamo pronti, gli scettici saranno smentiti: le Alfa nasceranno in Italia, con ambizioni non solo europee».
Anche il marchio Fiat continuerà ad avere una vocazione internazionale? «Certo. Ci accusano di fare soltanto 500, ma siamo tornati negli Stati Uniti con un’auto-icona. Sapevamo benissimo che non avremmo raggiunto numeri sbalorditivi, è pur sempre un’auto di nicchia, ma piace. La 500 L in Europa è già leader del suo segmento e un’ alternativa alla city car».
La Cina rimane ancora un mercato complesso? «È un continente in cui alcune città sono proiettate nel futuro, le campagne invece restano ferme all’800. Stiamo realizzando auto per una parte di questo paese, la Viaggio, costruita per quel mercato, è l’evoluzione di un’auto europea, con parametri diversi solo per l’altezza e per lo spazio posteriore che i cinesi vogliono abbondanti».
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