Marchionne domani illustra il piano industriale FCA. Padoan: la produzione in Italia continua, è una storia di successo
Occhi puntati domani, 6 maggio, su Detroit, Michigan, Stati Uniti, quartier generale Chrysler di Auburn Hills. Il secondo edificio più grande del mondo dopo il Pentagono, un complesso dove lavorano 11 mila persone, è tirato a lucido. Alle 8.30 in punto, ora Usa, l’ad di Fiat Chrysler Automobiles Sergio Marchionne darà inizio a un meeting che si protrarrà per quasi 12 ore. Obiettivo: il piano industriale del sesto gruppo automotive globale che dovrà portare entro il 2018 a una produzione annua di 6 milioni di vetture.
Ad ascoltare il manager e i suoi più stretti collaboratori, oltre allo stato maggiore di Fca con in testa il presidente John Elkann, ci saranno più di cento giornalisti da tutto il mondo, duecento analisti e invitati e rappresentanti sindacali delle diverse realtà produttive del gruppo. Le presentazioni riguarderanno
obiettivi industriali dei diversi brand e la parte finanziaria, risultati di Fiat spa nel primo trimestre 2014 compresi. Seguiranno una sessione di domande e risposte, le conclusioni e la conferenza stampa di Marchionne.
L’ad di Fiat e Chrysler svelerà la nuova strategia del Lingotto, incluse le attività europee, dove sono stati persi 2,15 miliardi di euro negli ultimi tre anni, mentre il 90% dei profitti oggi vengono dagli Usa e il resto dal Brasile. Secondo «Automotive News», il piano dovrebbe includere 9 miliardi di euro di investimenti in modelli per Fiat e Alfa, marchi cruciali per il rilancio in Europa, ma anche (riguardo alla casa del Biscione) per lo sviluppo nel segmento premium. Marchionne ha infatti deciso di riqualificare la produzione italiana puntando su vetture a più alto valore aggiunto. «L’impresa automobilistica globale vedrà un numero sempre più piccolo di imprese che producono automobili. Il fatto che un’importantissima impresa italiana, con una riallocazione di alcune sue funzioni, garantisce di rimanere a produrre e a dare lavoro in Italia è una storia di grande successo», ha detto ieri il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ospite a “Che tempo che fa” su Rai Tre.
Una delle architravi della strategia di Marchionne, secondo la rivista specializzata Usa «Automotive News», dovrebbe essere lo scorporo del marchio Alfa Romeo, con la conseguente creazione di una società autonoma come per Ferrari e Maserati. Alle nuove Alfa è legato il destino dello stabilimento di Cassino, dove oggi si fa la Giulietta e che ancora non ha una mission definita, e probabilmente anche di Mirafiori. Allo stabilimento torinese è stata destinata la produzione del suv Levante Maserati e di un altro modello ancora non noto e che potrebbe essere con lo stemma del Biscione, forse la nuova ammiraglia.
Marchionne è stato categorico: l’Alfa versione premium sarà totalmente made in Italy. I tecnici guidati da Philippe Krieff sono da tempo al lavoro a Modena su un’inedita architettura su cui dovrebbero essere basati almeno 4 nuovi modelli: le Giulia berlina e station wagon, un’ammiraglia e un Suv. Il primo di questi modelli arriverà sul mercato in Europa, secondo Automotive News, tra la fine del 2015 e i primi mesi del 2016. Secondo fonti citate dalla rivista, sulla stessa base potrebbero essere costruite le future Chrysler 300 e Dodge Charger.
Tra i modelli allo studio del Biscione ci sarebbero anche due coupé - uno medio e uno di dimensioni più grandi -, due Suv e un crossover compatto. Altro architrave del piano sarà lo sviluppo del brand Jeep, lanciato entro il 2015 verso una produzione da 1 milione di auto. La nuova sfida si chiama Renegade, crossover compatto realizzato per la prima volta nella storia fuori dai confini degli States, in Italia, a Melfi, con maestranze, professionalità e gusto tricolori. Nello stabilimento lucano in autunno nascerà pure la gemella 500. Renegade è la chiave per lanciare in grande stile l’offensiva in Cina. Verrà prodotta nella Repubblica Popolare insieme al partner Guangzhou Automobile Group (Gac). Seguiranno altri due nuovi modelli destinati espressamente al mercato di quell’immenso Paese, il secondo per importanza per l’iconico marchio americano dopo gli Stati Uniti.
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